Nome italianizzato del teologo protestante tedesco
J.
Koch. Chiamato a insegnare a Brema nel 1630, nel 1636 passò a
Franeken e infine nel 1650 a Leida. È soprattutto noto per aver
organizzato in sistema la "teologia del patto" (
Föderalthealogie) un
sistema teologico esposto nel trattato
Summa doctrinae defoedere et
testamento Dei (1648), avente lo scopo di combattere lo scolasticismo
protestante in nome di una più fedele adesione alla Bibbia. Esso si
allacciava direttamente al processo evolutivo del protestantesimo britannico e
sosteneva che tutta la vita religiosa è riconducibile al patto tra Dio e
l'uomo. Sin dalla fine del XVI sec. i puritani inglesi e i presbiteriani
scozzesi avevano iniziato ad abbozzare la loro teologia sotto forma di "patti"
tra Dio e l'uomo, deducendoli dalla dottrina cristiana. Cristo aveva indotto un
"patto di grazie" con l'uomo, rendendo possibile la salvezza per i rigenerati.
Oltre al "patto di grazia", figurava il "patto d'azione" che riguardava tutta
l'umanità, a partire dalla caduta, e implicava che tutti si erano
impegnati a essere obbedienti a Dio e a seguire la guida degli eletti che
avevano già raggiunto il "patto di grazia", patto che giustificava la
disciplina ecclesiastica e le regole morali. Contro il suo sistema insorsero
numerosi teologi protestanti e la polemica si allargò presto dall'ambito
teologico a quello politico, soprattutto nei Paesi Bassi ed egli ne fu il
protagonista in contrapposizone al teologo calvinista G. Voet (Brema 1603 -
Leida 1669).